Nella storia pluricentenaria della roulette le testimonianze, gli aneddoti e le leggende fioccano come chicchi di grandine durante una tempesta. Come spesso accade non sempre è possibile verificare in modo attendibile dove finisce la leggenda e dove inizia la verità e viceversa, quindi in questa sezione ci limiteremo a descrivere alcune delle più famose performance al tableau, senza per questo imbracciare la lente d'ingrandimento e calarci nei panni di un agente della serie televisiva CSI per indagare in profondità la veridicità delle storie che circolano nell'ambiente.

Abbastanza attendibili sono le informazioni concernenti una figura leggendaria: Benno Winkel (noto anche col cognome Eitel). Di nazionalità tedesca, la fama del nostro Benno si deve anche ad un articolo di costume dedicatogli dal quotidiano Der Spiegel. Secondo lo Spiegel, la fama di Winkel a cavallo dei due conflitti mondiali era tale che l'International Roulette Institute lo insignì del titolo di Conquistatore di Casinò e Giocatore del Secolo. Winkel fu l'autore di un non meglio precisato “food system” che, oltre a permettergli di accumulare una fortuna pari a 500.000 marchi tedeschi durante gli anni '30, gli valse anche un processo penale per truffa. Winkel, tuttavia riuscì a dimostrare la propria innocenza e la validità del proprio sistema. Imprigionato dalla Gestapo durante la seconda guerra mondiale, Winkel tornò ad esercitare la propria attività di giocatore d'azzardo nel dopoguerra e, nonostante alcune brucianti sconfitte (arrivò a perdere anche 150.000 marchi nel giro di una settimana a Travemunde), fu protagonista negli anni '50 di una clamorosa serie di assalti, condotti sempre al Casino Palace di Travemunde. Insieme ad un altro gruppo di giocatori guidati dal viennese Erich Puch, Winkel e la sua banda portarono a casa la bellezza di 1.200.000 marchi nell'arco di un mese. Il colpo per le finanze della sala da gioco fu talmente pesante che il direttore offrì a Winkel e la sua squadra un vitalizio annuo di 50.000 marchi a patto che non mettessero più piede nel suo casinò.

Un altro illustre esponente del gioco della roulette fu l'inglese Norman Leigh. Egli passò alla storia per un tentativo (coronato dal grande successo) di vincita alla roulette di Nizza che negli anni '60 gli fruttò ben 58.000 sterline dell'epoca, una cifra che oggi si aggirerebbe ben oltre il milione di euro. Molto particolare fu il metodo adottato per condurre quest'assalto. Leigh, infatti, partiva dal presupposto che per un'impresa di questo genere fosse necessario, oltre alla disponibilità di un capitale abbastanza rilevante, anche un buon numero di giocatori che mettessero in atto congiuntamente una serie di puntate sulle chance semplici, in modo tale che le puntate perse venissero recuperate grazie alle puntate vinte. Per far ciò, Leigh non si rivolse ad amici o ad altri giocatori professionisti ma reclutò la sua banda attraverso un oscuro annuncio su un quotidiano locale. Tale scelta fu dovuta al fatto che a Leigh non servivano degli esperti con un'idea già consolidata del gioco, ma piuttosto delle menti da plasmare secondo le proprie convinzioni e, infatti, i suoi dodici compagni d'avventura dovettero frequentare una sorta di corso di lezioni tenute dallo stesso Leigh, che tra l'altro era anche un esperto matematico. L'inglese era talmente sicuro della riuscita della sua spedizione che, prima d'iniziare a giocare, informò il direttore della casa da gioco del fatto che il suo gruppo avrebbe dato vita a delle intense partite applicando una particolare strategia fondata su ragionamenti matematici (una montante Labouchére inversa) e nel pieno rispetto delle regole, ottenendo la promessa che il loro assalto non sarebbe stato ostacolato. Tuttavia, quest'auspicio venne disatteso quando la banda Leigh iniziò ad accumulare somme clamorose e il direttore del casinò decise di allontanare i fortunati giocatori.

In tempi più recenti, un'altra banda è balzata agli onori della cronaca ed è passata alla storia come Banda del Ritz. Formata da tre elementi provenienti dai paesi dell'Est, questa gang utilizzò dei particolari dispositivi apparentemente mascherati sotto forma di telefono cellulare che, attraverso una serie di calcoli sulla velocità di rotazione della sfera, erano in grado di predire la casella su cui si sarebbe fermata la pallina. Sfruttando l'assenza in Inghilterra di leggi riguardanti l'utilizzo di simili strumenti e effettuando sempre puntate pari al valore massimo del tavolo, i tre in circa quarantott'ore misero assieme oltre un milione di sterline ma, contemporaneamente, attirarono ben presto l'attenzione delle autorità. In seguito ad un rapido ciclo di indagini, il loro sistema venne rapidamente smascherato tuttavia non fu possibile procedere penalmente in quanto all'epoca in Inghilterra non esistevano divieti in merito. Alla fine, poterono mantenere la loro vincita intatta anche se, da quel momento in poi, l'ingresso nei casinò di tutto il mondo per la Banda del Ritz fu un'autentica chimera.

Caratterizzata da intenti ben più filantropici fu la sortita dei cosiddetti Eudaemons: l'obiettivo della loro impresa era quello di racimolare fondi per dare vita ad una comunità di scienziati. Dopo una lunga e complessa fase di studi ed esperimenti, questi studiosi architettarono un sistema consistente nell'utilizzo di un computer deputato ai calcoli relativi alla traiettoria della pallina. Ciò che rappresenta probabilmente l'elemento più ingegnoso è il fatto che questo terminale era nascosto nella scarpa di uno dei giocatori: il computer, in base al tipo di puntata da effettuare, era in grado di inviare diversi impulsi sotto forma di vibrazione. Il giocatore a quel punto doveva solo interpretare la vibrazione e capire quale puntata piazzare. Il sistema venne attuato a Las Vegas e fruttò circa 10.000 dollari, tuttavia, ben presto le autorità locali capirono quale pericolo potevano rappresentare questi marchingegni per le attività legate al gioco d'azzardo e pertanto decisero di vietarli.

Ad un ingegnere britannico si deve invece il primo tentativo riuscito di violare la roulette di un casinò di Montecarlo: stiamo parlando di Joseph Jagger (o Jaggers, secondo altre fonti). Jagger sfruttò a proprio vantaggio il fatto che le roulette dell'epoca (egli visse infatti durante il XIX) presentavano giocoforza delle imperfezioni a livello meccanico che spesso la carenza di manutenzione finiva per aggravare. Jagger, infatti, dopo aver sfruttato l'opera di alcuni impiegati del Beaux Arts Casino che, per suo conto, per diversi giorni annotarono gli esiti dei lanci delle sei roulette presenti, intuì che le ruote avevano degli squilibri poiché notò che nove dei 36 numeri uscivano molto più spesso degli altri. Sfruttando questa caratteristica, Jagger mise assieme nel giro di quattro giorni una cifra che oggi equivarrebbe a circa sei milioni di dollari, trovando tra l'altro anche molti emulatori che copiavano le sue puntate. Il direttore del casinò a questo punto corse ai ripari e sostituì le ruote, scelta che spiazzò Jagger il quale perse una piccola parte della propria fortuna prima di capire che sarebbe stato più opportuno ritirarsi e godersi le somme vinte. Secondo i dati dell'epoca, questa breve, ma gloriosa, sortita a Montecarlo fece guadagnare a Jagger una somma che oggi equivarrebbe a circa tre milioni di sterline. L'ingegnere inglese, una volta ritornato in patria lasciò il lavoro ritirandosi a vita privata: da quell'estate monegasca non mise più piede in una casa da gioco.

Legato a doppio filo con la figura di Jagger è invece il caso di Charles Wells. Questo giocatore di origine anglosassone, infatti, si guadagnò nella seconda metà del XIX secolo gli onori della cronaca grazie ad una celebrata serie di attacchi al casinò di Montecarlo. François Blanc, direttore e proprietario della casa da gioco del Principato, diede vita all'usanza di piazzare un drappo nero sul tavolo quando un giocatore riusciva a far saltare il banco, ovvero a vincere tutte le fiche presenti sul tableau. Il nostro Wells nel suo breve soggiorno monegasco avvenuto nell'estate del 1891 riuscì nell'impresa di far saltare il banco per ben dodici volte nell'arco di una sessione di gioco della durata di dodici ore. Partendo da un capitale di 4.000 sterline racimolate tramite un giro di truffe (attività nella quale era peraltro molto ferrato..), Wells mise insieme una somma pari a un milione di franchi dell'epoca. Durante una fase di gioco riuscì a vincere ben 23 mani su 30. Non contento, Wells concesse una replica e nel Novembre dello stesso anno fece nuovamente capolino a Montecarlo dove, nel giro di tre giorni, raccolse un altro milione di franchi francesi grazie anche ad una serie di cinque puntate consecutive sul numero cinque. Wells diede sempre risposte evasive sul metodo utilizzato per accumulare una simile fortuna e attribuì sempre il merito delle sue vincite alla buona sorte. Nonostante tanti giocatori d'azzardo abbiano formulato ipotesi concernenti l'uso di strategie come la Martingala o una particolare variante della montante D'Alembert, è anche molto diffusa l'opinione che Wells sia stato abile a sfruttare i difetti della roulette installata a Montecarlo che tendeva a fare più spesso del solito i numeri bassi. Fatto sta che comunque anche i gestori della sala del Principato ingaggiarono degli investigatori per fare luce su quest'insolita massa di colpi di fortuna ma le indagini si conclusero con un buco nell'acqua. Wells, non pago, l'anno dopo tornò in Costa Azzurra a bordo di un panfilo alimentato, a suo dire, da un motore a vapore che sfruttava un dispositivo di sua invenzione in grado di far risparmiare carburante. Dopo aver fatto saltare il banco per altre sei volte, Wells riuscì nell'impresa di perdere tutto il denaro vinto insieme a quello affidatogli dagli investitori per finanziare la sua invenzione. In seguito, Wells finirà più volte in prigione per ripetuti episodi di truffe finanziarie e morirà povero in canna nel 1922 a Parigi.

 Un altro giocatore passato alla storia per aver sfruttato a proprio vantaggio le pecche delle roulette fu il sudafricano, ma di origine polacca, Richard Jarecky. Attivo nel corso degli anni '60 e '70, Jarecky fu fin da bambino un grande appassionato di matematica e fece di questa passione un'attività professionale, arrivando a ricoprire la carica di professore presso l'Università di Heidelberg. Il suo metodo non consisteva nell'applicazione di progressioni o sistemi particolari, ma si serviva piuttosto di un gruppo di fidati collaboratori che mandava in avanscoperta per annotare i risultati di un buon numero di boule. Analizzando i dati raccolti dai propri assistenti, Jarecky riusciva a individuare i settori favoriti della roulette e quindi le puntate più vantaggiose. Il nostro Jarecky iniziò la sua “tournée”, per così dire, da Montecarlo ma dopo aver messo a segno una serie di vincite da diverse decine di migliaia di franchi diede adito a troppi sospetti e gli venne interdetto l'ingresso nei locali del Principato. Spostatosi di pochi chilometri, portò il proprio talento in Riviera Ligure e nel giro di due soli giorni sbancò il casinò di Sanremo portando a casa un centinaio di milioni circa. Anche in questo caso, i suoi metodi vennero giudicati troppo sospetti ma si riuscì ad allontanarlo solo per due settimane: alla scadenza di questo “ban” Jarecky si ripresentò al tavolo da gioco e ricominciò a vincere, imitato per altro dai tanti giocatori che assistevano alle sue incredibili imprese. Ovviamente i gestori della sala di Sanremo a questo punto non poterono fare altro che allontanarlo a vita: si calcola che, considerando solo queste sortite sanremesi, il professor Jarecky abbia accumulato una somma pari a oltre seicento milioni di vecchie lire.

Un po' meno chiare sono invece le strategie applicate da un'altra leggendaria figura: William Darnborough. Originario dell'Illinois, dove a sua volta fu proprietario di locali adibiti al gioco d'azzardo, si trasferì nel Vecchio Continente, prima a Londra e poi a Montecarlo dove poté mettere in mostra le sue straordinarie doti al tavolo verde, abilità su cui molto si è speculato attribuendo le sue imprese ad una non meglio specificata capacità di indovinare il percorso della pallina o, addirittura, a qualche fantomatica diavoleria elettronica nascosta. L'ipotesi più probabile è che anche Darnborough appartenesse a quel nutrito club di giocatori che avevano capito come sfruttare a proprio vantaggio i difetti della roulette, puntando su quei settori che tendevano ad uscire più spesso. Dopo alcune sortite sporadiche che pure gli avevano assicurato già una certa fama (come nel 1904, quando totalizzò circa 85.000 sterline di vincite, o nel 1910, quando riuscì ad accumulare circa 60.000 sterline partendo da un capitale iniziale di sole 1.600 sterline), Darnborough decise nel 1911 di stabilirsi in pianta stabile nel Principato e iniziò a mietere successi: si parla di un totale di due milioni di franchi vinti! Secondo le testimonianze, Darnborough era un attentissimo e paziente giocatore che non puntava mai finché il croupier non aveva lanciato la pallina, quindi è probabile che sfruttasse anche la conformazione delle roulette dell'epoca. In quegli anni, infatti, i divisori posti tra una casella e l'altra erano più spessi quindi era più difficile che la pallina si allontanasse molto da un determinato settore, rendendo più semplice il compito di chi provava ad indovinare l'esito del lancio.

Una figura molto nota all'interno della cerchia dei giocatori d'azzardo è quella del catalano Thomas Garcia, cui si deve anche l'ideazione di un fortunato sistema per il gioco della roulette che è stato utilizzato anche come base di partenza per l'elaborazione di altre strategie da parte di molti giocatori. La sua epopea si snoda verso la seconda metà dell'Ottocento, quando fu protagonista di una serie di partite presso il casinò di Bad Homburg. Garcia era un personaggio dall'aspetto molto appariscente, vestiva in modo elegante e non disdegnava di indossare costosi gioielli e si presentò nella località termale sita nei pressi di Francoforte sul Meno insieme a due familiari, anche se con tutta probabilità si trattava di due compagni di banda che al tavolo avevano il compito di piazzare le puntate in modo da aggirare i limiti massimi: Garcia, infatti, giocava sempre la puntata massima. In poco meno di tre settimane il suo attacco gli fruttò quasi 800.000 fiorini, il tutto davanti agli sguardi entusiasmati di una folla di spettatori che accorrevano in massa per ammirare Garcia e i suoi compagni di ventura mentre sbancavano i tavoli. Inizialmente, il merito di queste vittorie fu attribuito a un misterioso e rivoluzionario sistema creato dallo stesso Garcia, ma in realtà questa metodologia non aveva nulla di così prodigioso. Garcia, infatti, conobbe anche brucianti sconfitte da cui riuscì comunque a riprendersi grazie al suo carattere paziente e flemmatico che lo portò a non farsi prendere dal panico anche nelle situazioni più disperate. In tutti i casi, la validità e l'affidabilità della sua strategia di gioco è stata verificata ed è ancora oggi una delle più utilizzate in assoluto, quindi va rivolto un ideale plauso a Thomas Garcia in quanto le sue vincite non sono state determinate dallo sfruttamento di difetti meccanici della roulette o da isolati colpi di fortuna.

Diverso è invece il caso di Ashley “Blue Square” Revell, ovvero l'inglese che ad un certo punto della sua vita raccolse tutti i propri risparmi e vendette tutti i propri beni (anche gli effetti più personali, indumenti intimi inclusi!) ai mercatini dell'usato per finanziare uno spericolato tentativo alla roulette al casinò Plaza di Las Vegas. Egli, infatti, decise che avrebbe puntato l'intero capitale (circa 135.000 dollari) a sua disposizione in un solo colpo. Il caso volle che inizialmente Revell fosse intenzionato a puntare sull'uscita del Nero, ma un sondaggio condotto tra i giocatori d'azzardo inglesi indicò come esito più probabile il Rosso e ciò bastò per convincerlo a cambiare idea. L'impresa attirò immediatamente l'interesse dei media e fu organizzato una sorta di show per immortalare il momento del lancio della pallina e le reazioni del giocatore che, come è naturale, all'uscita del Rosso proruppe in gesti di esultanza sfrenata. Il video dell'impresa è disponibile all'indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=Airbq7bn0_o. Come abbiamo ricordato all'inizio, casi simili non hanno nulla da spartire con la bravura e l'abilità al gioco, qui l'unico fattore che entra in ballo è il caso, e ciò è testimoniato anche dal fatto che Revell scelse una roulette americana che, notoriamente, è più svantaggiosa per il giocatore rispetto alla roulette europea per la presenza del doppio zero.