La nostra indagine sulle vicende originarie della roulette prende le mosse da una precisazione di ordine terminologico. Da un punto di vista etimologico, roulette è un termine francese derivante dal verbo rouler, cioè girare ed è il diminutivo di roue, cioè ruota: significa pertanto piccola ruota. La sua comparsa, con riferimento al gioco da tavolo che tutti conosciamo, si usa far risalire alla cosiddetta Encyclopédie, ou dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers, un primo esperimento moderno di raccolta generale del sapere e delle conoscenze realizzato nella seconda metà del XVIII secolo (in piena età illuministica, quindi) da intellettuali del calibro di Diderot e D’Alembert. Su questa fase moderna della storia della roulette torneremo presto.

Prima, infatti, effettueremo un passo indietro a ritroso nel tempo risalendo fino agli albori della roulette, in una fase in sicuramente non si sospettava minimamente il grande successo che avrebbe ottenuto questo gioco neisecoli successivi. Quantunque generalmente si tenda a non rendersene conto, la roulette rappresenta un gioco che affonda le proprie radici in un periodo storico ormai piuttosto remoto rispetto ai nostri tempi. Premesso che, quando si effettua una ricostruzione storica che mira a far luce su un evento relativo ad svariati secoli orsono, si può sempre andare incontro ad incongruenze a causa, spesso, della notevole eterogeneità delle fonti e della loro alterna affidabilità, tuttavia, ripercorrere le tappe che hanno portato alla nascita ed alla enorme diffusione di questo gioco non rappresenta una perdita di tempo, ma è invece il modo per entrare in contatto con una storia che riserva molte curiosità e molti aspetti che non mancheranno di solleticare l’interesse del lettore.

Secondo la versione più accreditata, l’antenato più antico dell’odierna roulette era denominato “girella” e risaliva all’epoca dell’antica Roma: tra il serio ed il faceto possiamo quindi orgogliosamente affermare che i primi uomini a giocare alla roulette furono degli italici e quindi dei nostri avi! Dunque, in quel periodo, i “milites” (vale a dire i soldati), durante le pause tra una battaglia e l’altra, utilizzavano “hasta” e ”scutum” per dar vita ad una rudimentale rotella da far girare ripetutamente e su cui avevano tracciato dei segni che costituivano gli antenati delle attuali caselle in cui termina la propria corsa la pallina. Potremmo quindi ribattezzare questo periodo come quello in cui si rinvengono le prime tracce della roulette dell'antichità.

Effettuando un salto diversi secoli, la nostra passeggiata lungo le fasi evolutive della roulette ci portano in piena epoca medioevale quando si otteneva lo stesso risultato rispetto agli antichi Romani utilizzando invece le ruote dei carri. Su tale teoria si innesta anche la leggenda secondo cui sarebbero stati i cinesi a modificare la girella per dar vita ad una versione più avanzata di essa. Alternativamente, circola anche l’opinione che in realtà l’inventore della roulette fosse un monaco vissuto nel XVII secolo che architettò tale passatempo per rendere meno monotona la vita quotidiana all’interno del proprio monastero.

Infine, esiste anche una terza teoria, secondo cui la paternità di questo splendido gioco è da attribuirsi ad un altro gruppo di monaci stanziati nella colonia francese della Dominica che presero spunto da un antico gioco di origine tibetana dai contorni un po’ misteriosi in quanto di esso non si conosce neanche il nome e che consisteva nel sistemare 37 statuette rappresentanti degli animali in un quadrato magico al cui interno erano inseriti dei numeri la cui somma ammontava a 666. Questo gioco tibetano probabilmente era a sua volta originario della Cina anche se non esistono testimonianze riguardanti il suo funzionamento, tuttavia si ritiene che i monaci non fecero altro che porre le 37 statuette su dei numeri dallo zero al trentasei che vennero disposti secondo un ordine casuale su una piccola ruota. Quest’ultima ipotesi sembra soffrire della mancanza di qualsiasi prova e appare effettivamente un po’ fumosa e quindi in una ricostruzione storica della genesi della roulette non può avere grande peso.

Sia come sia, si tende a riconoscere l’importante contributo per la storia della roulette apportato da Blaise Pascal, il celebre matematico e fisico francese vissuto durante il XVII secolo e padre di numerose teorie e studi scientifici, ma anche autore di diversi saggi di natura filosofica che hanno notevolmente influenzato la riflessione di altri famosi pensatori europei dei secoli successivi. Tale studioso, infatti, che per altro era anch’egli un monaco, fatto che sembrerebbe indirettamente confermare una delle ipotesi in precedenza formulate, si servì di una primitiva forma di roulette per condurre i suoi esperimenti volti alla ricerca di una macchina in grado di riprodurre la teoria del moto perpetuo. Secondo la tradizione è proprio a questo illustre scienziato che si deve la scelta di realizzare la pallina in avorio, materiale che in tempi recenti è stato accantonato e soppiantato dalle plastiche e da altri materiali sintetici. Tale ricostruzione è, tuttavia, oggetto di dubbi e perplessità in quanto si ritiene che Pascal, con il termine roulette, intendesse una caratteristica figura geometrica di natura circolare determinata da un punto posto sulla circonferenza di una ruota in fase di rotazione. Ciò che molti spesso mancano di sapere è che in realtà la moderna roulette è frutto della commistione e dell’influsso di altri antichi giochi, come l’hoca, l’Ace of Hearts, il Roly Poly, il biribisso ed il cosiddetto EO, cioè Even – Odd. Come avevamo anticipato in apertura, questa fase è sicuramente la più interessante per chi vuole ricostruire le tappe della nascita della roulette, sia perchè sono molte le fonti da cui attingere sia perchè in questo periodo si arriva alla definizione di un corpus di regole che con pochissime variazioni è giunto fino a noi.

L’hoca era un gioco in cui si faceva girare una ruota a sei raggi uniti ad un perno al centro. Su tale perno veniva posta la pallina che con il movimento della ruota veniva spinta su una delle 42 caselle. Uno degli elementi che caratterizzavano questo gioco era il fatto che c’era un gruppo di caselle (da tre a sei) che per regolamento era riservato al banco, e pertanto ciò gli garantiva un’importante vantaggio che naturalmente si traduceva in un numero di vincite abbastanza alto (e, di converso, in un notevole svantaggio per i giocatori). La rimuneratività di questo gioco per i gestori era così alta che, stando alla leggenda, fu addirittura Re Luigi XIV in persona, il mitico Re Sole, uno dei più celebri e ricchi sovrani che la storia ricordi, a caldeggiare in modo deciso per una capillare diffusione di questo gioco, al fine di garantire alle casse reali una consistente fonte di introiti. Come vediamo dunque, la Francia può a tutti gli effetti definirsi una delle culle in cui si possono rinvenire le radici della roulette moderna.

Il Biribisso, invece, andò molto di moda nelle regioni italiane nel periodo compreso tra XVII e XVIII secolo e mixava tra loro elementi tipici della tombola e dell’hoca in quanto si svolgeva nel seguente modo: i giocatori collocavano le proprie puntate su un tavolo sul quale erano presenti delle caselle numerate da 1 a 70. Il banco, a sua volta, estraeva da un sacchetto delle piccole sfere che presentavano al centro un foro all’interno del quale veniva inserito un foglio arrotolato che conteneva il numero. Era possibile puntare sull’uscita di un singolo numero (in questo caso la vincita veniva pagata con una quota pari a 63 a 1), o su rosso e nero, pari e dispari, alto e basso

Il gioco venne ben presto dichiarato illegale dalle autorità italiane verso la fine del ‘700 ma trovò comunque molto successo anche in Francia, dove venne chiamato Biribì. Oltralpe, del gioco iniziò a circolare anche una seconda versione con 36 numeri che veniva giocato anche all’aperto e per strada. Come si può vedere, sono molte le analogie con il regolamento della moderna roulette. Una preziosa testimonianza sullo svolgimento di questo gioco è fornita dal celebre letterato ed avventuriero Giacomo Casanova che nelle sue memorie racconta che il Biribì era stato severamente vietato a Genova, ma tale divieto invece che scoraggiarne la diffusione contribuì piuttosto ad aumentarne il successo e la popolarità, soprattutto presso il pubblico femminile dell’alta società. La versione del gioco raccontata da Casanova pare tuttavia differire in modo abbastanza netto, in quanto dal sacchetto venivano estratti tre numeri alla volta e se il giocatore perdeva era costretto a pagare una somma pari a trentadue volte la puntata originaria. Il famoso tombeur de femme ha quindi avuto modo di recitare un ruolo da protagonista seppur secondario nella storia del gioco della roulette.

Per quanto riguarda l’Even – Odds, tutto ciò che sappiamo è che si trattava di un cilindro su cui venivano impresse quaranta lettere equamente suddivise in E (cioè Even) e O (cioè Odds). Secondo altre testimonianze invece nell’E/O c’era una ruota in cui al posto dei numeri erano presenti le lettere di cui sopra, mentre la funzione attualmente svolta dallo zero era ricoperta da alcune caselle che erano appannaggio del banco. Il gioco si diffuse rapidamente negli anni settanta del XVIII secolo e venne bandito per legge nel 1782

Il Roly Poly è invece probabilmente un altro nome dell’Even-Odds. Secondo prove documentali, il gioco della roulette apparve intorno al XVIII secolo e, come avviene anche nel caso di altri giochi, le prime testimonianze sono contenute in atti legali che provano la messa al bando del gioco in questione. Infatti, un decreto risalente all’anno 1758 vieta nella Nuova Francia (cioè l’attuale Canada) la disputa di partite a giochi come roulette, faro, hoca e dadi, mentre è addirittura relativa al 1745 la norma inglese che dichiara fuorilegge il Roly Poly e la Roulette. Della stessa epoca sono i primi documenti che invece citano l’Even-Odds e dal loro contenuto si può evincere che quest’ultimo fosse ben più famoso della roulette, almeno nei paesi anglosassoni dove una pubblicazione del 1808 definisce la roulette un gioco proveniente dall’estero che è quasi sparito dalla circolazione poiché soppiantato proprio dall’E.O. 

Tuttavia, a partire dalla metà del XIX secolo la situazione cambia in quanto la roulette fa di nuovo capolino oltremanica e venticinque anni dopo ha praticamente ribaltato tutto poiché dell’E.O. sembra non esserci più traccia. Il primo documento in cui invece troviamo citato il Roly Poly risale invece al 1730, anno in cui in una lettera scritta dalla Contessa di Suffolk si racconta che “la Duchessa di Marlborough è solita sperperare il proprio denaro giocando a Roly Poly”, mentre in un libro del 1824 intitolato “Gli effetti fatali del gioco d’azzardo” è presente una sezione denominata “Descrizione del recentemente introdotto gioco della Roulette o Roly Poly”, il che lascia pensare che questi due nomi fossero utilizzati per indicare il medesimo gioco. Come vediamo, nella nostra panoramica sulle vicende evolutive della roulette stiamo facendo anche la conoscenza di esponenti dell'alta nobiltà inglese, e l'Inghilterra è assieme alla Francia uno dei paesi europei che più ha influenzato il corso degli eventi legati alla roulette

Tuttavia, in “Divertimenti della vecchia Londra, Volume 1”, l’autore Boulton riferisce che l’Even – Odds proveniva dall’Europa Continentale e che venne introdotto nel 1742 e che il nome con cui veniva popolarmente chiamato era Roly Poly. Ciò tuttavia va in contrasto con i documenti che attestano la presenza del Roly Poly già in una fase precedente, cioè nel 1730. Così, l’autore trae la conclusione che molto probabilmente la Roulette arrivò in Inghilterra dalla Francia nella prima parte del XVIII secolo ed era inizialmente conosciuta come Roly Poly. Dopo la sua messa al bando risalente al 1745, il gioco dell’Even-Odds (simile al Roly Poly ma che non contravveniva alle leggi) prese il sopravvento fino a soppiantare il Roly Poly, per poi finire coll’essere a sua volta scavalcato e annichilito dalla Roulette a partire dalla seconda metà del XIX secolo. Secondo la tradizione uno dei primi centri in cui si assistette al successo della roulette fu Parigi, più precisamente al Palais Royal un edificio sito nei pressi del museo del Louvre, di grande importanza artistica, architettonica e storica che deve la sua fama al fatto che la sua costruzione fu voluta dal cardinale Richelieu che in seguitò vi abitò per diversi anni fino alla data della sua morte. Il Palais Royal divenne in pratica il primo casinò istituito ufficialmente, ed il successo non tardò ad arrivare grazie anche allo splendore delle sale in cui il gioco veniva ospitato, arredate in modo lussuoso e con bar, ristoranti e zone destinate anche ad incontri di natura sessuale. Nella capitale parigina il gioco della roulette ricevette una regolare autorizzazione da parte delle autorità di polizia sul finire del XVIII secolo e questo atteggiamento permissivo fu ribadito anche in età napoleonica, grazie anche al fatto che vi era necessità di reperire delle cospicue fonti di finanziamento per le numerose campagne belliche intraprese dal condottiero corso durante la sua breve parentesi di governo. La storia della roulette quindi non risentì della grave crisi politica e della fase d'incertezza attraversata dalla Francia della Rivoluzione, ma ne uscì anzi rinfrancata.

D’altro canto, il gioco d’azzardo era già divenuto un passatempo comune sia della ricca borghesia che della nobile aristocrazia parigina: entrambe i ceti sociali, sia perché attratti dall’ebbrezza del gioco sia perché desiderosi di aderire a degli standard sociali che vedevano l’azzardo come un fatto di costume, infatti, non disdegnavano di varcare le soglie di circoli e bische clandestine. Questi luoghi erano però un facile terreno di caccia per malfattori di vario genere: truffatori, bari e tagliaborse di ogni risma accorrevano a frotte nella speranza di cogliere in fallo delle facili prede con un sostanzioso bottino. La decisione di legalizzare il gioco d’azzardo, ad opera del Conte d’Alby che in quel periodo ricopriva la carica di capo degli organi di polizia, fu un provvedimento che si rese necessario per arginare il fenomeno della criminalità che stava assumendo dimensioni colossali. Ci viene da pensare che non sia improbabile che tale decisione sia stata anche frutto delle pressioni dei numerosi nobili caduti vittime dei banditi. Un'altra tappa decisiva, perchè se la roulette in passato era un passatempo di cui si sussurrava a denti stretti adesso diveniva a tutti gli effetti un fatto tollerato e riconosciuto.

La roulette dell’epoca oltre allo zero (di colore rosso) aveva anche il doppio zero (di colore nero), tuttavia l’uscita di questi numeri non garantiva delle vincite a chi effettuava delle puntate sul rosso o sul nero. Con l’emanazione dell’autorizzazione si procedette anche a fissare una serie di norme che in gran parte costituiscono ancora oggi il regolamento ufficiale della roulette e vennero istituzionalizzate anche le figure dei croupier e degli ispettori. Siamo intorno all’anno 1765. Qualche decennio più tardi si verificò un evento di portata decisiva: nel 1802, infatti, viene pubblicato ad opera dello scrittore Jacques Lablèe il libro “Roulette, ou histoire d’un jouer” incentrato sulle peripezie attraversate da un ragazzo parigino che inizia a giocare d’azzardo. Le pagine del libro forniscono una esauriente descrizione delle regole e dei tavoli da gioco che già allora si presentavano nella medesima forma dei giorni nostri. Il romanzo ha una struttura epistolare e ospita la corrispondenza tra il giocatore e la moglie di quest’ultimo: in queste lettere possiamo trovare uno spaccato della società parigina del periodo in quanto sono ricchissime di descrizioni dei luoghi frequentati e delle persone incontrate. È interessante anche notare come l’autore si dilunghi nella descrizione di alcuni sistemi di gioco dell’epoca, come la martingala ed il paroli. Da questo momento in poi la storia della roulette è la storia di un successo via via sempre maggiore, il gioco infatti col tempo uscirà dai confini francesi e acquisirà popolarità in tutta Europa e anche nel Nuovo Mondo, oltreoceano. Ciò sarà dovuto anche al concomitante verificarsi di un altro importante e decisivo fenomeno: la nascita e la proliferazione dei primi casinò. Un altro evento di portata decisiva per le origini della roulette, non meno di quello che andremo a descrivere a breve. 

Gli inizi della roulette negli Stati Uniti d’America vedono infatti proprio le ex colonie francesi recitare la parte del leone: città come New Orleans, l’importante porto sul fiume Mississippi e crocevia mondiale per la tratta degli schiavi neri oltre che centro di riferimento per il commercio del cotone e del tabacco, ed altri centri della Louisiana divennero ben presto dei ritrovi per giocatori d’azzardo provenienti da tutto il circondario. Il gioco d’azzardo cresce vertiginosamente sia in termini di popolarità che per giro d’affari e finisce coll’innescare un vero e proprio allarme sociale. Attorno alle case da gioco, infatti, comincia a proliferare una fauna di avventurieri, prostitute e bari spesso dediti al vizio ed all’alcool e iniziano a moltiplicarsi i casi di risse, liti, omicidi, rapine e atti delinquenziali di vario genere. Questa crisi sociale degenera a tal punto che le autorità decidono di cercare delle soluzioni al fine di circoscrivere il problema ed è così che nascono le case da gioco itineranti ospitate sui battelli a ruota che solcano le acque del Mississippi. Non possiamo sapere se sia stato più decisivo lo spirito avventuriero dei pionieri americani a favorire l'avvento del gioco d'azzardo oltreoceano ma fatto sta che in questa fase della storia della roulette si assiste ad un'avanzata verso ovest e la roulette, come se fosse un essere animato, segue il medesimo percorso dei cowboy e dei minatori.  L’America è ancora un paese molto giovane e gran parte del suo sconfinato territorio è inesplorato: man mano che la frontiera avanza nuove città vengono fondate e accanto agli altri edifici, come ci hanno insegnato i tanti film del genere western, non può mancare il saloon dove spesso e volentieri trova posto anche il tavolo da gioco con la roulette. Il vero boom dei casinò sulla costa Ovest degli Stati Uniti si registra in occasione di un celebre evento: la scoperta di ricchissimi giacimenti auriferi innesca un clamoroso fenomeno di migrazione passato alla storia come Corsa all’Oro. D'altro canto è possibile che questi eventi siano risultati decisivi per un altro fatto importantissimo nelle vicende evolutive della roulette: ovvero l'autorizzazione del gioco d'azzardo nello stato del Nevada che ha sicuramente contribuito all'affermazione della roulette come fenomeno di costume. 

La California diventa sinonimo di grandi occasioni di ricchezza e sono tanti i cercatori d’oro che dilapidarono fortune faticosamente accumulate lavorando in miniera o setacciando i letti dei fiumi. La roulette utilizzata nelle sale da gioco della costa occidentale ha lo stesso formato di quelle usate nel resto del paese, anche se sporadicamente vennero avvistati alcuni tavoli dove faceva capolino anche una casellina col simbolo dell’aquila, volatile presente anche sullo stemma del governo federale degli Stati Uniti d’America, la cui uscita significava vittoria del banco. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i primi decenni dell’Ottocento videro la comparsa dei casinò anche sul territorio del futuro Stato Italiano, in particolare nell’allora Ducato di Lucca: in queste sale da gioco non poteva mancare ovviamente la roulette che, forse a causa dell’arrivo delle armate napoleoniche, si era diffuso in lungo e in largo nella penisola.

All’epoca non si poteva ancora parlare di turismo di massa ed il viaggio di piacere era un lusso ristretto solo a pochi eletti, tuttavia, un elemento in comune con altri paesi europei (Germania e Francia, in primis) fu l’apertura di case da gioco in località termali, probabilmente per sfruttare l’afflusso di danarosi turisti. Destinazioni come Spa (in Belgio), Baden Baden (Germania) ed Aix Les Bains (Francia) diventano proprio in quegli anni il punto di ritrovo di nobili e ricconi alto-borghesi che, oltre a usufruire delle acque termali, non mancano di lasciare grosse cifre nei casinò ivi allestiti. Una data cruciale nella storia della Roulette è l’anno 1838: Luigi Filippo d’Orleans emana l’editto che mette fuorilegge il gioco d’azzardo sul suolo francese. A seguito di tale divieto, i gestori di sale da gioco francesi decisero di spostare baracca e burattini oltreconfine, in Germania per la precisione. Per sottrarre clienti ai tanti concorrenti nel frattempo insediatisi nei territori tedeschi, i fratelli Blanc nel 1842 decisero di rendere più vantaggiose per i giocatori le roulette presenti nella loro sala situata nei pressi di Francoforte. Scelsero, pertanto, di eliminare il doppio zero, assottigliando quello che oggi siamo soliti denominare House Edge. Questa soluzione ebbe talmente tanto successo che ancora oggi la roulette europea mantiene inalterata questa caratteristica. 

Col passare degli anni, anche il governo tedesco (con Bismarck) e quello italiano (durante il fascismo) vietarono il gioco d’azzardo e questo rappresentò anche uno dei fattori che facilitò il successo di Montecarlo che, nel frattempo, aveva basato la propria economia sulle sale da gioco e rappresentò a lungo la principale località di riferimento per i giocatori europei, tanto che, ancora oggi, quando si pensa alla roulette la si associa automaticamente al principato monegasco. Il suo prestigio oggi è ancora immutato anche se il suo primato nell’immaginario collettivo è stato nel corso degli anni messo in discussione dall’ascesa di località come Las Vegas ed Atlantic City. Gli ultimi anni hanno visto l’emergere di un fenomeno nuovo: oggi, infatti, siamo nell’era multimediale e anche nel mondo del gioco d’azzardo la tecnologia ha permesso di effettuare dei passi da gigante. 

Oggi chi vuole cimentarsi con la roulette non ha più la necessità di fare armi e bagagli e partire alla volta di qualche località particolare, è al contrario sufficiente un computer collegato ad una rete internet per varcare le porte virtuali di un casinò. Questa rappresenta probabilmente l'ultima (in ordine di tempo) tappa nel corso degli eventi che hanno portato la roulette ad essere uno giochi preferiti dal grande pubblico. Anche se immaginiamo che in futuro arriveranno altri fatti a dar vita a nuove fasi evolutive della roulette. 

Probabilmente, giocare da casa non regala le stesse emozioni di trovarsi vis-à-vis con il croupier e con altri avventori e anche a livello visivo e uditivo non è certo la stessa cosa, tuttavia possiamo testimoniare che la grafica ed il comparto sonoro di moltissime case da gioco presenti sul web hanno raggiunto standard qualitativi elevatissimi quindi a livello di immersività il problema è abbastanza relativo e comunque le sensazioni sono abbastanza soddisfacenti. D’altro canto, giocare comodamente da casa propria ha anche i suoi vantaggi visto che non comporta spese di viaggio, senza considerare il fatto che in uno stesso casinò da un momento all’altro potremo misurarci con svariate tipologie di roulette, cosa non sempre possibile nelle sale da gioco reali.